Dottoressa Margherita Gaiti, endocrinologa di Rete PAS.
In cosa consiste l’osteoporosi?
L’osteoporosi porta a un aumento della fragilità dell’osso con incremento del rischio di fratture, in particolare a carico di femore, vertebre e ossa del polso. Le fratture da fragilità hanno importanti conseguenze in termini di mortalità, qualità, aspettativa di vita e disabilità, con elevati costi sanitari e sociali. Da qui la necessità di diagnosticare e trattare l’osteoporosi il più precocemente possibile.
Secondo i dati ISTAT relativi al 2021, il 7,8% della popolazione italiana (il 13,2% delle femmine e il 2,1% dei maschi) è affetto da osteoporosi. La prevalenza della malattia aumenta all’aumentare dell’età (il 30,5% degli italiani di più di 74 anni ha l’osteoporosi (il 44,9% delle femmine e il 9,2% dei maschi).
Osteoporosi in post menopausa
Secondo questi dati, l’80% degli individui affetti da osteoporosi sono donne in post menopausa. L’osteoporosi post menopausale è legata alla carenza di estrogeni, che induce un aumento del riassorbimento osseo a discapito della neoformazione dell’osso.
Come fare diagnosi di osteoporosi:
E’ fondamentale iniziare con un’anamnesi accurata per valutare la presenza di fattori di rischio, in particolare va posta attenzione a quelle persone che abbiano:
- un’età maggiore di 65 anni
- un basso peso corporeo
- un’esposizione a fumo o ad alcolici
- una storia di fratture pregresse (soprattutto spontanee o per traumi a basso impatto)
- una storia di malattie (es. artrite reumatoide, insufficienza renale cronica, diabete mellito, malassorbimenti, iperparatiroidismo, anoressia, trapianto d’organo, HIV) e/o di assunzione di terapie predisponenti (es. cortisonici, chemioterapie, immunosoppressori, alcuni antidepressivi, inibitori di pompa protonica, alcuni anticonvulsivanti, inibitori dell’aromatasi)
- una familiarità per fratture o osteoporosi
A seguire, è importante effettuare un buon esame obiettivo per verificare l’eventuale presenza di deformità/dolorabilità della colonna.
Nel caso di dubbio di osteoporosi (età maggiore di 65 anni oppure età minore di 65 anni in presenza di fattori di rischio) si procede quindi con gli esami strumentali e del sangue.
L’esame diagnostico per la malattia è la MOC DEXA, che è un esame radiologico che misura la densità dell’osso a livello della colonna vertebrale lombare e del femore.
L’osteoporosi viene diagnosticata con un livello di T-score inferiore di -2.5. In casi selezionati, quando ci sia un forte sospetto di fratture vertebrali in base all’anamnesi e/o all’esame obiettivo (esempio in caso di riduzione dell’altezza di più di 3.8 cm), è indicato anche eseguire una RX della colonna. Un ulteriore e importante parametro è il trabecular bone score (TBS) che è una misurazione della microarchitettura dell’osso vertebrale (dunque è indice della qualità dell’osso) che viene effettuata a partire dalle immagini rilevate alla DEXA. Questo parametro predice il rischio fratturativo, indipendentemente dai livelli di T-score.
È importante eseguire anche alcuni esami del sangue, il cui obiettivo è quello di escludere controindicazioni alle terapie e di valutare l’adeguatezza della vitamina D. Vengono inoltre dosati i marcatori del rimodellamento osseo, che sono molto utili anche per il follow up della malattia, per valutare la risposta alla terapia.
Oltre agli interventi sullo stile di vita, all’integrazione di vitamina D e, ove necessario, di calcio, oggi sono disponibili numerose classi farmacologiche per il trattamento dell’osteoporosi. E’ importante sottolineare che il trattamento della malattia è finalizzato principalmente alla prevenzione, primaria e secondaria, delle fratture da fragilità.