Depressione stagionale: sintomi, cause e rimedi

Depressione invernale: le variazioni stagionali del tono dell’umore

variazione dei toni dell'umore Ne abbiamo parlato con il dott. Guido Gori, geriatra, psichiatra e direttore scientifico di Rete Pas.

Capita non raramente di sentire dire : “ ai primi freddi diventa malinconico, come da molti anni a questa parte”.

In un epoca come la nostra, in cui il mondo delle neuroscienze e quello della psicologia del profondo hanno fatto passi enormi rispetto ai loro esordi, e spesso scoprono occasioni per interfacciarsi tra loro, ci sembra corretto chiederci se possono esistere variazioni del tono dell’umore legate al semplice passaggio da una stagione all’altra. Da anni conosciamo il ruolo della serotonina (neuro-trasmettitore) e della sua carenza nella genesi dello stato depressivo, e sappiamo che al medesimo obiettivo contribuiscono anche i vissuti di “perdita” (il lutto, i microlutti individuali inerenti il lavoro, il potere economico, l’immagine di sé sociale, estetica, funzionale, l’autostima…)

Come dunque si può inserire in questo contesto una semplice variazione climatica? Certo se consideriamo la fine delle vacanze estive ed il ritorno a scuola o al lavoro possiamo incontrare persone che esprimono la loro tristezza, ed è possibile che tali esperienze siano molto comuni. In fondo anche qui si può pensare che ci sia una perdita, tipo una qualità della vita centrata su libertà, il tempo libero e il disimpegno per ritornare ad una vita dominata invece dal rispetto delle regole, degli orari, delle incombenze, della necessaria applicazione su attenzione e concentrazione. Ma questi casi forse sono maggiormente legati ad una difficoltà di adattamento ai cambiamenti che costantemente la vita può offrire, per carenza di flessibilità-duttilità-plasticità caratteriale. In simili circostanze il soggetto fatica un po’ di tempo, ma poi recupera la sua precedente energia di funzionamento: mentre nella cosiddetta depressione stagionale (SAD, Seasonal Affective Disorder secondo autori di lingua inglese) o Disturbo affettivo stagionale l’interessato può rimanere depresso per tutto il tempo di quella stagione, anche 4 o 5 mesi, (in genere autunno-inverno) per poi migliorare al cambio successivo.

Che cos’è il disturbo affettivo stagionale o SAD?

Secondo il Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali, il disturbo affettivo stagionale si caratterizza per i sintomi di un vero e proprio disturbo depressivo (deflessione del tono dell’ umore, perdita di interesse nelle attività un tempo ritenute soddisfacenti, alterazioni dell’appetito e del sonno e della libido, sentimenti di inutilità e di colpa, diminuzione delle interazioni sociali, difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni, pensieri autolesivi). Ci sarebbero anche dei sintomi specifici della sola forma stagionale invernale, come l’eccessiva sonnolenza diurna, definita letargia in assonanza al letargo di certe specie animali, e l’iperfagia verso i carboidrati con conseguente aumento del peso, ciò che la distingue dalla inappetenza e dal calo ponderale delle usuali depressioni.

Quali sono le cause della depressione stagionale?

Dal punto di vista biologico si ritiene che sia un disturbo complesso e multifattoriale, almeno nella forma più comune, cioè quella invernale, innescata da un malfunzionamento del nostro orologio interno, il cosiddetto ritmo circadiano legato al ciclo luce-buio. Maggiore è l’esposizione alla luce solare maggiore è notoriamente l’attivazione di vitamina D, responsabile a sua volta di una maggiore produzione di serotonina che svolge così la sua funzione positiva sul controllo dell’umore. Secondo un altro angolo di visuale minore è l’esposizione alla luce solare e maggiore risulta la concentrazione di una proteina (SERT) che si lega alla serotonina. Quest’ultima risultando così legata e non più libera, è meno attiva sulla regolazione positiva del tono dell’umore. Dal momento che in autunno-inverno la luce solare è meno intensa e l’irradiamento dura meno è logico aspettarsi un calo della produzione di vitamina D o un innalzamento di produzione di proteina Sert, con conseguente riduzione della disponibilità di serotonina per svolgere le sue funzioni di protezione sul tono dell’umore.

Chi è a rischio?

La depressione stagionale colpisce più le donne che gli uomini, in analogia al fatto che la depressione maggiore ha una incidenza doppia nelle donne rispetto a quella degli uomini. Infatti la sindrome stagionale compare più frequentemente in soggetto che già soffrono di depressione o di disturbo bipolare. Inoltre è più comune nelle persone che vivono nelle alte latitudini, dove le ore di luce solare in autunno e in inverno sono ulteriormente ridotte.

Quali sono i rimedi?

Cosa fare se si soffre di depressione stagionale? L’esposizione alla luce solare sembra giocare un ruolo protettivo molto importante, per cui uscire di casa ogni giorno durante le ore di luce appare un suggerimento condivisibile, in accordo con alcuni studi che hanno dimostrato che i depressi stagionali che escono di casa beneficiano sul piano clinico molto di più rispetto a chi non esce.

Ci sono anche studi con la terapia della luce, in cui si sta per un certo tempo, usualmente 30 minuti, di fronte ad una lampada fonte di luce molto intensa (venti volte più luminosa delle usuali lampade da illuminazione e capace di filtrare la luce ultravioletta, pericolosa per la pelle ed i tessuti)

La psicoterapia, la terapia cognitivo-comportamentale e la terapia farmacologica, centrata sul raggiungimento di un alto dosaggio di serotonina tra le cellule cerebrali, sono gli altri presidi che lo specialista può attivare nei casi in cui la sola terapia della luce, naturale o artificiale, non abbia dato risultati apprezzabili. Studi recenti confermano che la depressione stagionale può interessare anche soggetti anziani o molto anziani, e che fra coloro che sono istituzionalizzati (RSA) la fototerapia naturale o artificiale ha in genere buoni risultati terapeutici.

 

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