Molto spesso, nel parlare comune, si fa confusione su allergie e intolleranze, scambiando, erroneamente, i due termini come sinonimi. L’allergia e l’intolleranza alimentare sono in realtà due patologie diverse e vanno trattate in modo differente.
Cosa sono le intolleranze alimentari?
Le intolleranze alimentari rappresentano patologie gastrointestinali comuni, che vanno innanzitutto distinte dalle allergie alimentari:
- le allergie sono processi alla cui base vi è una risposta immunitaria mediata da anticorpi specifici (in particolare del tipo “IgE”) e sono caratterizzate dal rilascio di molteplici mediatori, tra i quali il principale è l’istamina; quest’ultima determina sintomi che vanno dal prurito (con o senza orticaria), al broncospasmo (restringimento delle vie aeree con conseguente difficoltà respiratoria), fino ai casi gravi con brusco calo della pressione e perdita di coscienza (cosiddetto “shock anafilattico”). Le allergie alimentari hanno un tempo di insorgenza che può essere molto breve (minuti) o, in casi particolari, arrivare a 4-5 ore dal momento dell’ingestione dell’alimento a cui si è allergici. Vengono diagnosticate tramite test cutanei (skin prick test) eseguibili a livello ambulatoriale, e possono essere approfondite con esami ematici di laboratorio;
- le intolleranze alimentari, al contrario, sono processi dovuti a meccanismi differenti (non allergici), e possono talvolta manifestarsi senza una stretta correlazione temporale con l’assunzione del cibo.
Quali sono le intolleranze alimentari più comuni?
Due principali entità sono di comune riscontro all’interno di questo gruppo: la celiachia e l’intolleranza al lattosio. Successivamente, altre più rare o controverse.
- La celiachia (o morbo celiaco) è una patologia in cui il sistema immunitario risponde ad una componente presente all’interno del grano, il glutine, e in particolare ad una proteina chiamata “gliadina”.
- L’intolleranza al lattosio è dovuta a un meccanismo del tutto differente. In questo caso, i sintomi che insorgono in seguito al consumo di latticini (nausea, dolori addominali, meteorismo, diarrea) sono dovuti alla carenza di un enzima, chiamato “lattasi”, che scompone il lattosio in due zuccheri più semplici, ovvero il glucosio e il galattosio.
- Un altro esempio di reazione non allergica, seppur piuttosto rara, è l’intolleranza agli additivi alimentari: alcuni soggetti possono sviluppare reazioni cutanee in seguito al consumo di conservanti (in particolare antiossidanti) contenuti in vari prodotti industriali. Nei soggetti con asma bronchiale, inoltre, gli alimenti contenenti solfiti (es. vino, birra, frutta secca o disidratata, crostacei) possono causare un peggioramento transitorio, ma talvolta grave, dei sintomi respiratori.
- Resta molto controversa l’associazione tra intolleranza al nichel (che solitamente si manifesta con eruzioni cutanee nelle superfici a contatto con gioielli o cosmetici contenenti questo metallo) e sintomi gastrointestinali correlati all’ingestione di nichel con gli alimenti. Sebbene alcuni pazienti riportino un miglioramento dei sintomi escludendo questo elemento dalla dieta, non esistono prove certe della sua utilità, risultando peraltro molto difficile impostare un regime dietetico totalmente privo di nichel (che è presente in una grande quantità di alimenti).
- Pur non trattandosi propriamente di un’intolleranza, si può citare la sindrome dell’intestino irritabile. Questa condizione, molto comune, è caratterizzata da un’alterazione del transito intestinale (con alternanza tra stipsi e diarrea), dovuta a cause complesse che includono alterazioni del sistema nervoso (responsabile del controllo della peristalsi), eccessiva proliferazione batterica e alimentazione. I pazienti, infatti, talvolta traggono un importante beneficio dall’utilizzo di integratori e da apposite diete che riducono la fermentazione intestinale e il meteorismo.
- Analogamente, nella malattia da reflusso gastroesofageo, i pazienti possono risultare “intolleranti” a determinati alimenti che aumentano l’acidità gastrica o che determinano il rilassamento della muscolatura esofagea, favorendo la risalita dei succhi gastrici verso l’alto; anche in questo caso, oltre alla terapia, alcune abitudini comportamentali e alimentari possono migliorare notevolmente il benessere del paziente.
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