La campagna di sensibilizzazione “Dalle donne per le donne” si compone di un altro tassello, continuiamo, infatti, a parlare di prevenzione e salute femminile con le nostre dottoresse.
In questo caso, parliamo nello specifico, di gravidanza e dei cambiamenti che il corpo subisce, in particolare nella tiroide. Sull’argomento abbiamo fatto un po’ di domande alla dottoressa Margherita Gaiti, endocrinologa negli ambulatori di Rete Pas.
Cos’è esattamente e come funziona la tiroide?
R. “La tiroide è una ghiandola collocata alla base del collo che, utilizzando lo iodio disponibile nell’organismo, produce due ormoni, la Tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3).
La produzione di questi ormoni è regolata dall’ormone tireostimolante o TSH, prodotto a sua volta dalla ghiandola ipofisi.
Gli ormoni tiroidei svolgono numerose funzioni nel nostro organismo, ad esempio regolano il metabolismo energetico e la produzione di calore e sono coinvolti nel mantenimento di un buon trofismo di tutti i tessuti”.
Come cambia l’ormone tiroideo nella donna durante la gravidanza?
R. “La gravidanza è un periodo in cui occorrono grandi cambiamenti a livello di tutti gli assi ormonali, compreso quello tiroideo per cui, anche in tiroide sane, si possono osservare variazioni del profilo tiroideo, che non sono però patologiche.
La carenza di ormoni tiroidei viene definita ipotiroidismo. Quest’ultimo può essere lieve o, come si dice tecnicamente, subclinico, e provocare sintomi sfumati, oppure conclamato e severo, provocando quindi disturbi più marcati come una stanchezza molto profonda, secchezza della cute, fragilità di unghie e capelli, ritenzione di liquidi e incremento ponderale.
L’ipotiroidismo durante la gravidanza è stato associato ad un aumento del rischio di complicanze sia ostetriche che fetali, ad esempio si manifestano con maggior frequenza problemi quali l’ipertensione in gravidanza, il parto pretermine o le emorragie post partum, l’aborto e perfino la morte perinatale”.
Quanto influiscono gli ormoni tiroidei con il feto?
R. “Gli ormoni tiroidei sono fondamentali per lo sviluppo neurocognitivo del feto. Studi scientifici dimostrano come i bambini che nascano da madri che sono state ipotiroidee in gravidanza possano presentare una riduzione del quoziente intellettivo (QI) fino a 7 punti, differenti gradi di ritardo mentale, difficoltà nella acquisizione di competenze motorie e disturbi dell’attenzione.
Dunque l’ipotiroidismo nella madre condiziona molto negativamente il feto, soprattutto nella prima metà della gravidanza dal momento che la formazione della tiroide nel bambino avviene dopo il I trimestre, pertanto fino ad allora è completamente dipendente dalla madre nel mantenimento di corrette concentrazioni di ormoni tiroidei.
Quali esami sono da fare prima di una gravidanza?
R. “È importante che una donna che stia programmando una gravidanza si sottoponga anche ad una valutazione preliminare della funzione tiroidea soprattutto se ha una storia precedente di malattia tiroidea, se ha avuto interventi chirurgici a livello della tiroide, se sa di avere una tiroidite o se ha avuto una tiroidite nel post partum di una precedente gravidanza, se ha sintomi suggestivi di ipotiroidismo o se ha una storia familiare di malattie tiroidee.
È utile effettuare una valutazione pre gravidica della funzione tiroidea anche nel caso in cui la donna sia affetta da altre malattie autoimmuni; se ha avuto una pregressa irradiazione a livello del collo o se ha una storia di aborti ricorrenti, un’età avanzata o se vive in una zona a forte carenza iodica”.
Ipotiroidismo in gravidanza: cosa fare?
R. “L’ipotiroidismo si riscontra nel 2-3% circa delle gravide e, fortunatamente, è molto più frequentemente subclinico. La classica tiroidite di Hashimoto, che è la causa più frequente di ipotiroidismo, è presente dal 30 al 60 % di queste donne.
La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario, per errore, crea anticorpi che attaccano la tiroide. La risposta infiammatoria localizzata che ne consegue può danneggiare la tiroide al punto da portare a una ipofunzione della ghiandola stessa.
Una volta diagnosticato l’ipotiroidismo in gravidanza, dovrà essere iniziata la terapia sostitutiva con ormone tiroideo il prima possibile. Il principio attivo che viene somministrato è la Levotiroxina o T4.
La Levotiroxina contenuta nelle preparazioni farmacologiche oggi disponibili è praticamente identica all’ormone tiroideo prodotto dalla nostra tiroide, dunque non ha effetti collaterali né controindicazioni particolari. Bisogna però ricordare che l’assorbimento gastrointestinale dell’ormone tiroideo è dipendente dalla acidità gastrica, per cui è importante che non venga assunto in concomitanza dei gastroprotettori (inibitori di pompa protonica), che ne impediscono una completa assimilazione.
Qualora invece l’ipotiroidismo fosse noto anche precedentemente alla gravidanza, è importante che venga subito adattato il dosaggio della terapia sostitutiva allo stato gravidico.
Al termine della gravidanza, il dosaggio della Levotiroxina potrà essere riportato a quello abitualmente assunto in precedenza, mentre, se la terapia sostitutiva è stata introdotta solo durante la gravidanza, è probabile che la supplementazione possa essere sospesa dopo il parto”.
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